“Per l’impegno contro lo stupro come arma di guerra”. Il Premio Nobel per la Pace 2018 è stato assegnato al ginecologo Denis Mukwege e all’attivista irachena Nadia Murad. Quest’ultima è stata a lungo prigioniera dei terroristi dell’Isis che nel suo villaggio hanno ucciso migliaia di persone, sottoponendola, purtroppo, a molte violenze, ma senza piegarla tanto che si batte per i diritti delle donne e per i diritti umani con una forza non comune.
Ci soffermiamo sulla figura di Mukwege perché, operando anche in Kivu, in Repubblica Democratica del Congo, abbiamo conosciuto lui e tutto ciò che di straordinario fa per le donne vittime di stupro (15.000 solo nel 2017, molte delle quali bambine e ragazzine), usato come arma di guerra nel modo più violento che si possa immaginare. A Bukavu ha fondato una clinica dedicata proprio a loro, il Panzi Hospital, diventando uno dei massimi esperti mondiali nella cura dei danni derivanti dalla violenza sessuale. Per questo nel 2014 è stato anche insignito, dal Parlamento europeo, del Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Durante i nostri viaggi in R.D. Congo, facendo spesso base anche a Bukavu, abbiamo approfondito questa terribile piaga dello stupro, conoscendo tramite le numerose associazioni che offrono assistenza alle donne, anche giovanissime, alcune vittime. Ascoltando la gravità delle loro testimonianze, vedendo i segni fisici delle violenze, le mutilazioni, le ferite psicologiche, avvertendo tutta la loro sofferenza… abbiamo preso ancora più coscienza dell’importanza dell’opera di uomini straordinari come il dottor Mukwege.
Auspichiamo che il suo Premio Nobel per la pace riesca anche a risvegliare l’attenzione internazionale sulla R.D. Congo, Paese sfruttato da sempre, depredato e ferito da mille violenze e troppo spesso dimenticato.
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