Don Gallo, in direzione ostinata e contraria

22 maggio 2014

Ricordando Don Gallo, nel giorno della sua scomparsa, abbiamo raccolto i pensieri che le tre migliori penne del Bhalobasa gli hanno dedicato. Il pensiero di Miria Fulceri, dopo l’incontro a Genova tra alcuni volontari del Bhalo e Don Gallo, quello di Juri Filippi, il giorno della morte di Don Gallo e quello di Silvia Marini, in occasione della festa a Genova per il compleanno di Don Gallo, celebrato come se ci fosse ancora. Cose preziose, cose da leggere e conservare.
Nella sezione video (cliccate qui) troverete inoltre un bellissimo contributo, dei nostri Silvia e Giovanni Carmignani, che completerà il quadro delle emozioni.

Siamo arrivati a Genova dopo un viaggio interminabile. In auto, io, Silvia, Giovanni, Ettore e Tiziana. Il clima nell’abitacolo è gioioso, pieno di aspettative, assolutamente incurante della pioggia battente e della coda. Ci dispiace solo non arrivare in tempo da Don Gallo.
Ma Don Gallo ci aspetta con i suoi amici e ci accoglie. Ci sediamo ad una tavola ben preparata, un po’ intimoriti da tanta ospitalità. Spesso pensiamo di avere, noi fortunati, il fardello dell’accoglienza sulle spalle, quasi il dovere del dono, del gesto caritatevole che alleggerisce la coscienza. Fa un effetto strano scoprire che il dono ce lo fanno loro, quelli che il caso ha voluto “diversi”.
Prima di incontrare Don Gallo, tanti altri incontri, corpi appena sfiorati eppure abbracciati, sguardi di intesa.
La tavola è ben preparata, gli arredi spartani parlano di vite vissute, forse interrotte da una qualche parte e poi riprese, come fili riannodati a fatica per ricominciare a tessere la trama dell’esistenza.
Ci sediamo e cominciamo a gustare i cibi preparati per chi si sarebbe trovato a mangiarli, per la famiglia che sarebbe comunque arrivata, quel giorno o quello dopo, donne, uomini, bambini… del nord, del sud…. di ogni dove.
Don Gallo parla con Don armando, ci guarda tutti, curioso e attento. Siamo venuti per intervistarlo e ora che siamo qui è lui che interroga noi, vuol capire chi siamo e cosa ci muove. Le sue domande sono dirette. Vuol sapere soprattutto in cosa crediamo. Quali sono le nostre “ idee portanti”.
Lo capisco, non si può perdere tempo con le parole che non significano, ne abbiamo perso troppo tutti quanti. Non c’è più tempo. E allora diciamoci subito chi siamo, se ci anima la passione. Ce l’avete la passione ? Bella domanda. Ma per chi vive l’esperienza del Bhalobasa è una domanda retorica. Don gallo non può saperlo, noi sì. Fa presto quest’uomo a venire al sodo. Si rivolge a Sonia e le chiede se i suoi figli hanno avuto problemi di integrazione. La domanda è diretta: -:
– L’integrazione avviene? Come si comporta la scuola ? e la chiesa?-
E’ chiaro che sa bene che né l’una né l’altra sono state all’altezza in molte occasioni. E in molte altre sì, ma non è bastato.
Poi racconta storie di ostilità, di sicuro ne ha viste tante e qualcuna potrei raccontarla anch’io. Silvia ne racconta una per tutte, l’episodio di intolleranza a Tirrenia di due anni fa. Si può arrivare a distruggere tutto per non accogliere.
Poi una domanda bellissima:
– Siete laici? qualunque azione deve tendere a restare umani.-
Ci ricorda la forma della croce, la sua verticalità e la sua orizzontalità. Ci invita a stare con i piedi per terra. E’ un vecchio sogno infranto e dimenticato. Il paradiso qui ed ora. Quelli della mia generazione forse, spero, ne hanno conservato il ricordo.
La laicità è fondamentale. Lo dice Don gallo, lo dice un prete. La laicità permette l’integrazione, spezza le catene, apre le porte. Un giovane suicida non poteva entrare in chiesa fino a non molto tempo fa, un omosessuale può essere costretto a nascondere la propria identità anche oggi, un trans non può che solcare i marciapiedi, un tossicodipendente è un rifiuto umano e nessuno gli offrirà mai un’opportunità di riscatto. Porte che si chiudono. Sempre.
E Don Gallo quelle porte le ha aperte, da sempre a tutti, agli umiliati e agli offesi, ai derelitti e ai diseredati. A Bocca di Rosa ,a Michè, a Geordie, alla graziosa di via del campo. Perché, come dice lui, “un uomo è buono quando è giusto”. E la dimensione in cui si muove l’uomo è sempre una dimensione terrena, pubblica, politica.
Difficile resistere al fascino di quest’uomo e dei suoi amici.
Ci congediamo.
Nel dormiveglia, sul pullman che ci riporta a casa, tra le note di De Andrè, vedo gli occhi incantati di Ettore e quelli curiosi di Tiziana. Penso che la speranza sia lì.
Poi rientro nelle mie infinite contraddizioni e mi condanno e mi perdono perché le so.

Miria Fulceri

E’ morto Don Andrea Gallo.
Il Bhalo l’ha incontrato, ascoltato, trovato su mille marciapiedi, su mille strade polverose. E poi, ancora, nelle nostre periferie, nei villaggi lontani dell’India, nella passione di ogni giorno. Passione che sa diventare compassione, passione comune, condivisione. Pochi mesi fa alcuni di noi sono andati nella sua Genova, nel suo mondo. L’abbiamo ascoltato, abbiamo fatto domande, abbiamo cercato risposte. Abbiamo condiviso un pasto semplice, con lui e suoi ragazzi. Qualcuno li definirebbe gli ultimi. Definivano così anche Marinella e Michè e molti dei protagonisti delle canzoni di Fabrizio De Andrè. Etichette. Classifiche. Generalizzazioni. Crescere, crescere davvero, consente di guardare con un sorriso a quelle sentenze così definitive. Quali parametri, quali conquiste, quali gioie giornaliere dividono i “primi” dagli “ultimi”? Andrea Gallo era un uomo del fare, instancabile, in molti ambiti, sempre con generosità e impegno. I suoi concetti, le sue parole, i suoi slogan spesso erano semplici, qualche volta addirittura riduttivi. Il suo eloquio diretto, perfettamente comprensibile, sempre, anche a scapito di un gusto che talvolta si poteva desiderare diverso. Poco capace di vedere la complessità delle cose , sempre di parte, sempre partigiano Don Gallo è stato citato cento volte nelle nostre assemblee. Un uomo capace di affascinare oltre le appartenenze, oltre le età, oltre le culture di provenienza. Immerso in cento iniziative, di ogni tipo. Feste dell’unità, incontri con gli scout, presentazioni di libri, è stato a Pontedera, a Cascina, a Pisa.
Non è giusto parlare del Don al passato. Il suo sigaro, la sua voce roca, le sue risposte fulminanti resteranno nell’immaginazione e nel cuore di molti. Uomini di questo spessore non se ne vanno con il loro corpo. Restano appiccicati all’anima di chi ha saputo incontrarli davvero. Continuano a ispirare le utopie di tutti quelli che hanno il coraggio di viverne ancora!
Non so perché, ma pensando a Don Gallo mi vengono in mente altre due cose. Nanni Moretti direbbe “che non c’entrano ma in realtà c’entrano”. Sandro Pertini e alcune parole di Erri De Luca:
“considero valore… la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello
che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che…”
Buon Viaggio Don Andrea Gallo.

Juri Filippi

Ci sono incontri che non si dimenticano, che incidono in profondità, segnano un prima e un dopo… abbiamo incontrato don Andrea Gallo alcuni mesi fa, cercavamo una voce alta e chiara, capace di scuotere la coscienza e indicare la strada… Lui ci ha accolto nella sua casa, la Comunità di SanBenedetto al Porto, dove la porta è sempre aperta. Seduti alla sua tavola, tra la sua gente, i suoi libri, respirando grandi idee e valori, abbiamo a lungo parlato. Una chiacchierata tra amici- l’ha definita lui- Un’emozione che travolge, è stata per noi.
Don Gallo ha ripercorso momenti della sua intensa vita, in un’altalena di sentimenti diversi. Ci ha offerto ricordi, pensieri e parole, parole che costringono a pensare. Abbiamo conosciuto l’uomo, il partigiano, il prete di strada, l’amico dei deboli e degli sconfitti. Ci ha parlato dei morti del Mediterraneo, tragedia che si consuma di fronte ai nostri occhi ormai assuefatti all’ingiustizia, della sua Genova, umiliata e ferita durante i drammatici giorni del G8, della vita che scorre tortuosa nei vicoli della città, la vita degli ultimi che poi saranno i primi, di coloro che De André ha cantato per noi, ricordandoci che se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo.
Lo abbiamo lasciato che era già notte, vivo e vegeto, lucido e appassionato.
Abbiamo realizzato un video per non dimenticare il senso del nostro incontro, lo abbiamo inviato a Don Gallo e alla Comunità, lui ci ha risposto… subito… per esprimere gratitudine e affetto.
Poi se n’è andato lasciando un vuoto che non potrà essere colmato nemmeno dalle tantissime persone che accorreranno per festeggiare il suo compleanno- come ricorda Domenico Chionetti, portavoce della Comunità.
Pochi giorni fa anche gli amici della Comunità hanno scritto all’Associazione Bhalobasa, per ringraziarci di nuovo e per ricordarci che le loro porte sono sempre aperte!
E così, il 18 luglio, giorno del suo 85° compleanno, a Genova, ci sarà una grande festa! Il primo evento della giornata sarà la “Messa dei Diritti”, concelebrata, nella chiesa di San Siro, da don Luigi Ciotti e dal nostro don Armando Zappolini, simbolo di una chiesa scomoda, che percorre, da sempre, quel cammino di giustizia che don Andrea ci ha mostrato.
L’associazione Bhalobasa, con alcuni volontari, parteciperà alla festa, per esprimere tutta la passione e l’amore che don Andrea ci ha comunicato.

Silvia Marini

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simone

Cose preziose, cose da leggere e conservare. Nella sezione video (cliccate qui) troverete inoltre un bellissimo contributo, dei nostri Silvia e Giovanni Carmignani.

22 maggio 2014