Don Armando in tv contro il gioco d’azzardo

21 gennaio 2013

Martedì 22 gennaio, dalle ore 11 alle ore 13, il nostro presidente onorario e fondatore Don Armando Zappolini sarà su Rai Due per parlare della campagna nazionale Mettiamoci in gioco, contro il gioco d’azzardo. “I grandi costi sociali e sanitari del fenomeno non bloccano le grandi lobbies e non scuotono i partiti, che danno copertura legale agli interessi privati delle società”.

Ma cos’è Mettiamoci in gioco? In Italia crescono i fatturati del gioco d’azzardo, ma anche i costi sanitari, sociali, relazionali e legali della sua diffusione. Per questo 17 organizzazioni di vario genere, tra le quali il CNCA, di cui Don Zappolini è il presidente da due anni, hanno dato vita a una campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo, presentata a Roma nel giugno scorso.

La campagna è promossa da: ACLI, ALEA, ANCI, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, Federserd, FICT, FITEL, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Uisp.

Qualche dato offerto dalle associazioni aderenti.
Con 80 miliardi di euro di fatturato annuo, l’industria del gioco d’azzardo è diventata una delle più importanti del paese. Lotterie, slot machine, poker, scommesse e giochi d’azzardo di diversa natura hanno inondato il mercato a ritmi sempre più frenetici. Il risultato di questo sforzo ingente, anche in termini di marketing e pubblicità, è stata la notevole crescita dei giocatori, che coinvolge ogni gruppo sociale, compresi pensionati, casalinghe, giovani. L’Italia è il primo paese al mondo per spesa pro-capite dedicata al gioco. Secondo alcune ricerche il 2.2% della popolazione adulta italiana risulta essere a rischio per il gioco d’azzardo se non addirittura “vittima” di una patologia.

Una situazione favorita anche da molti conflitti di interesse, a partire dal fatto che lo Stato stesso affida al Ministero del Tesoro e delle Finanze – fruitore di cospicue entrate economiche provenienti dal mercato dell’azzardo – il ruolo di tutelare i cittadini dai problemi sociali e sanitari correlati alle dipendenze patologiche indotte dalla progressiva espansione del settore. Una funzione che, dunque, dovrebbe essere svolta da una diversa Autorità di pari livello.

Anche le mafie hanno fiutato l’affare, come testimoniato dalla Relazione della Commissione parlamentare antimafia del 2011, da molte inchieste della magistratura e dal rapporto di Libera “Azzardopoli”: il business del gioco d’azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali e l’espansione del gioco d’azzardo legale non contiene, ma alimenta il gioco d’azzardo illegale. Senza contare il nesso tra gioco d’azzardo e usura, più volte sottolineato dalle fondazioni antiusura.

In particolare la campagna chiede di:
1. porre un freno, da parte dello Stato, al modello di “liberalizzazione controllata” del gioco d’azzardo in Italia, che si è progressivamente trasformato in insidiosa “deregulation”, come testimonia l’abnorme espansione delle proposte di giochi in ogni comune d’Italia. Nel frattempo si chiede una moratoria rispetto all’immissione di nuovi giochi e la rinuncia ad ampliare ulteriormente la raccolta e i ricavi derivanti dall’azzardo.
2. Restituire un potere decisionale alle comunità locali, ora espropriate di ogni funzione di “governo” del fenomeno: i sindaci non possono intervenire sulle licenze, perché scavalcati dall’attuale legge dello Stato.
3. Impedire la pubblicità del gioco d’azzardo con appositi divieti, non diversamente da quanto avviene per il tabacco. Pur consapevoli della normativa europea in merito, i promotori ritengono che gli Stati nazionali debbano riaprire il confronto sull’intera questione all’interno della Commissione e nello stesso Parlamento di Strasburgo.
4. Inserire il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza previsti per i servizi sanitari, con una normativa volta a equiparare il diritto alle cure e l’accesso gratuito e diretto ai servizi già garantiti nelle altre forme di dipendenza patologica. Al fine di rendere sostenibili i costi di tale equiparazione si propone di devolvere l’1% del fatturato complessivo sul gioco alla riparazione dei danni direttamente o indirettamente provocati dall’espansione del fenomeno.
5. Costituire un tavolo di confronto con le associazioni e i servizi impegnati nel settore, al fine di definire i criteri e le iniziative di una corretta ed efficace campagna di educazione al gioco e di prevenzione dei rischi indotti dal gioco d’azzardo.