Emozioni da Haiti

25 febbraio 2010

Riportiamo di seguito quanto scritto da Paolo al ritorno da Haiti dove ha partecipato ad una missione umanitaria. A Paolo va tutta la nostra stima e contraccambiamo il suo “abbraccio ideale”.
Gli abbiamo chiesto se potevamo pubblicare la sua lettere e lui ha acconsentito. Eccola:

Ciao a tutti.
sono tornato da Haiti sano e salvo.
In effetti sono tornato dom 14 u.s., ma poi, avendo preso
il freddo di 8 ore in “cella frigo” sul boeing, lunedì
avevo mal di gola e poi febbre e così non sono più uscito
di casa per una settimana ed ho fatto vita eremitica…
così ho compensato l’immersione totale nella moltitudine e
nell’attività ininterrotta dei giorni precedenti.
Solo ora mi sono rinvenuto di essere parte di una società,
di una comunità… scusate il ritardo, ma da oggi che ho
ripreso il ritmo della vita di sempre, mi accorgo di aver
mancato di manifestare apertamente gratitudine ed
abbracciare idealmente, al mio rientro, tutti voi che mi
avete sostenuto e seguito giorno per giorno nel corso di
questa importante missione umanitaria che i sanitari del
GCU dell’Ospedale di Pisa hanno potuto realizzare
nell’ambito degli interventi della Protezione Civile
Italiana in quei disgraziatissimi luoghi. La solidarietà e
la condivisa motivazione partecipate fra di noi colleghi
operatori in situ da una parte ed il sostegno, la fiducia,
la vicinanza delle persone care che fanno parte del proprio
mondo, delle proprie sfere d’azione nella vita quotidiana
dall’altra sono gli ingredienti indispensabili ed
irrinunciabili che fanno sì che “persone normali, ma un po’
speciali” (saggia autodefinizione di uno dei nostri
volontari) diano spazio e vita alle loro necessità interne
di portare un qualcosa di sé e di materiale che possa dare
beneficio o sollievo o consegnare almeno un senso di umana
giustizia a quanti si ritrovano a subire una spaventosa
condizione di dolore, sofferenza ed umiliazione.
Senza il tappeto che voi siete, su cui muovere i propri
passi, come senza delle mani amiche e prossime, lì pronte a
sorreggere i piedi fragili, non si potrebbe, ed io non
avrei potuto, arrivare e stare laggiù, in quel dramma del
pianeta e dell’uomo, in bilico sull’orlo del fallimento.
Ovviamente questa è la mia esperienza ed il mio punto di
vista, frutto del mio modo di sentire. Non nego che altre
persone possano avere diverse capacità e modalità di
resistere alle pressioni presenti in tali contesti; ma
forse costoro hanno anche alto atteggiamento, altra
motivazione ed altro spirito di considerare “l’altro”.
Detto questo… io sono contento di me, di come son fatto,
e pertanto di voi, con i quali ci scegliamo continuamente
reciprocamente, e son contento di tutti gli affetti che mi
circondano, che hanno un nome, un volto, una storia; come
le persone che hanno lavorato con me ad Haiti, come le
persone che abbiamo raggiunto ed incontrato in Haiti,
a “casa” loro.
Grazie a tutti.
Con la speranza che Bhalobasa, a partire dalla mia
esperienza di cui cercherò di rendervi testimonianza in
forma compiuta, possa dare un suo contributo a vantaggio di
quanti stanno pagando un prezzo indicibile e, francamente,
incomprensibile, inaccettabile, ecc ecc.
vi saluto con affetto e gratitudine.

Paolo Grilli