Lettere dall’India ai tempi del Covid-19

1 ottobre 2020

Diario dall’India, ai tempi del Covid-19, di Irene Giorgi
Pubblichiamo uno scambio di mail tra la nostra ‘responsabile India’, Irene Giorgi, e la nostra segretaria e referente in India, Sharmistha Singha Roy.
Il carteggio risale ai mesi più centrali e critici del Covid-19 nel Paese, aggravati anche da un ciclone devastante, e leggendolo si ha una idea chiara di quello che è stato l’impatto del virus nella società indiana.
Una descrizione lucida, per questo estremamente dolente, ma pervasa dalla costante voglia di progettare e di fare, di agire a favore delle persone più fragili, nonostante tutto.

Ringraziamo Irene, che ha redatto questo scambio sotto forma di diario, e Sharmistha, per tutto quello che ha fatto e sta facendo, senza fermarsi, nel contesto di una situazione davvero drammatica.

Breve aggiornamento
Secondo i dati dell’Oms, aggiornati alla fine di settembre, è ancora l’India il Paese che nel mondo ha registrato più nuovi contagi da coronavirus in 24 ore (oltre 82.000).
Nel Paese però, il 29 settembre, ci sono state 776 vittime in un giorno, il dato più basso da inizio agosto.

Bhalobasa continua a supportare l’India, oggi ancora più di ieri, a questo link i progetti: dev.bhalobasa.it/progetti/progetti-india/

Lettere dall’India durante la pandemia

Sono Irene, una volontaria di Bhalobasa. Con mio marito Massimo sono stata molte volte e per periodi lunghi a Calcutta e in altre zone del West Bengala, dove l’associazione opera con sostegni a distanza e con progetti. A Calcutta, Sharmista, la nostra referente indiana, e alcuni dei suoi collaboratori lavorano in un modesto ufficio. Due di essi lavorano per Bhalobasa, altri per “SGGT – Friends in need “, che è una associazione no profit indiana gestita da Sharmista da vari anni e con la quale collaboriamo strettamente.
Conosco molto bene Sharmista, della quale ormai sono amica, anche se, per rispetto, mi chiama “mam” (cioè “signora”) perché per età potrei essere la sua mamma. Quando sono in Italia siamo spesso in contatto via e-mail ed anche in questi mesi ho ricevuto molte lettere dalle quali ho stralciato questi brani che illustrano quanto hanno vissuto e stanno ancora vivendo le popolazioni di quelle zone.

21 marzo
Cara Irene mam,
sappiamo della disastrosa situazione in Italia e preghiamo per voi! In questo momento qui nel centro di Calcutta ci è stato chiesto di rimanere a casa. E’ stato trovato positivo un ragazzo dello slum* di Balligunge (vicino al nostro ufficio) e le cose sembrano peggiorare ogni giorno, portando paura e ansia. Noi abbiamo chiuso l’ufficio.

*Slum, quartiere urbano di abitazioni minuscole e malsane, spesso fatte solo di legno e teli di plastica, privo di adeguati servizi igienici e sociali.

24 marzo
Buongiorno! Non voglio stressarti in questa brutta situazione per voi in Italia, ma ti scrivo prima di tutto per ringraziarvi perché state continuando ad aiutarci per far sì che noi possiamo andare avanti nel nostro lavoro in questa situazione di emergenza. Se la situazione è difficile per voi, puoi immaginare cosa è qui! Da oggi abbiamo il lockdown. Il numero dei malati di Covid che viene diffuso è almeno di 10 volte inferiore a quello reale. Noi non possiamo avere diagnosi, non abbiamo né abbastanza laboratori né Kit per i test. Le persone in isolamento in ospedale non hanno sufficiente cibo, letti, medicine e neanche bagni utilizzabili! La gente scappa perché sente che se rimane in ospedale morirà. Chi è a casa e si ammala nasconde i sintomi finché può e comunque il test viene fatto solo ai malati più gravi.
Le cose sono ancora più difficili per i poveri perché ora non hanno più lavoro, e quindi non hanno cibo, la polizia è molto severa nell’attività di mantenere le persone a casa e picchia la gente che trova per strada. Ieri perfino alcuni poliziotti sono stati bastonati da altri poliziotti nella confusione, questa è India!
Vi ringrazio tanto di stare accanto alle famiglie che vivono in strada, negli slums e nei villaggi perché tutti soffriranno, se non di corona virus sicuramente di fame.

1 aprile
Cara Irene mam,
qui le cose non stanno andando bene. Negli ospedali neanche i dottori e le infermiere hanno abbastanza mascherine, camici e guanti, immagina la gente comune! Questa settimana ho fornito 4000 mascherine a persone in quarantena e ai villaggi. Anche la distribuzione del cibo va avanti in diversi villaggi. Ma la popolazione è spaventata. Qui il numero delle persone è così alto, non ci sono abbastanza test, il Governo non riesce a gestire la situazione. Le scuole sono chiuse e molti ragazzi non hanno fatto gli esami annuali, anche i collegi sono stati evacuati.

6 aprile
Cara Irene mam,
SGGT* sta lavorando nelle zone di Hoogly, Burdwan, Birbhum e Calcutta, un’area più vasta del solito, perché cerchiamo di raggiungere più persone, sia degli slum, sia in strada, nei villaggi tribali, nelle comunità mussulmane e anche dei transgender.

*SGGT è una associazione no profit indiana che gestisce Sharmista da vari anni e con la quale collaboriamo strettamente.

7 aprile
troverete in allegato le richieste per progetti per l’emergenza COVID dall’SGGT, e dalla diocesi di Baruipur, dalla diocesi di Calcutta e da quella di Asansol.
Vi chiedo anche a nome degli altri centri, di poter utilizzare, per comprare cibo alle famiglie che sono rimaste senza lavoro, non solo quanto ci manderete con i progetti COVID, ma anche i soldi che ci avete inviato il 30 marzo per i sostegni a distanza. Infatti, come sapete, sia le scuole che i collegi sono chiusi.

14 aprile
In questi giorni ho distribuito del cibo in diverse parti di Calcutta e in vari villaggi. Saremo ancora in lockdown fino al 3 maggio e io devo andare agli uffici municipali per avere il permesso di portare il cibo ai poveri. Il governo sta mantenendo un linea dura per far stare la gente in casa, ma negli slum se in una stanza abitano 10-12 persone e i gabinetti e la fonte dell’acqua sono in comune per 50- 60 famiglie puoi capire che non è facile. Inoltre è impossibile mantenere la distanza sociale! Il governo, alcuni privati e le associazioni stanno unendo le forze (di personale e di danaro) per fornire da mangiare ai poveri. Anche io, con SGGT, sto collaborando con il governo (cioè la Polizia, agenzie sociali governative, dipartimenti della salute ecc) e in questo modo raggiungeremo più persone.

15 aprile
Oggi il primo ministro ha detto che il lockdown sarà esteso fino al 3 maggio. E’ un brutto colpo per i lavoratori dei campi a giornata perché questo è il periodo dei raccolti del riso e delle patate: loro rimangono tutti senza paga non potendo andare a lavorare e tutti i raccolti rimangono a marcire nei campi.
Negli slum la gente è bloccata e deve aspettare che venga loro portato il cibo fornito dal governo e portato dagli assistenti sociali o dai volontari. Ma la fornitura di cibo è sempre più scarsa e molte donne piangono durante le mie visite perché devono far sopravvivere tutta la famiglia con razioni di poco riso allungato con tanta acqua.
Adesso anche le persone delle classi medie, che avevano piccole o piccolissime imprese, sono in difficoltà. Molti piccoli negozi e micro imprese chiuderanno perché dopo il lockdown le materie prime avranno prezzi troppo alti per gli Indiani e così aumenterà molto il numero dei disoccupati.
La polizia sta rinforzando i controlli per il lockdown ma un enorme numero di persone che vivono in strada e negli slum stanno soffrendo la fame. Anche per andare a distribuire il cibo le associazioni devono avere permessi speciali. I confini dei vari distretti sono sigillati e la polizia a volte picchia per errore i volontari che vanno a distribuire il cibo. In alcune zone devo essere presente io di persona per assicurare la sicurezza dei volontari e delle persone del mio staff.
Io posso solo dirvi grazie per essere con noi. Sì, il coronavirus è un problema, ma per il nostro paese il maggior problema è la fame. Io sono consapevole che anche voi avete dei grossi problemi e il coronavirus è uno dei più grandi disastri per l’Italia, ma nonostante questo voi pensate anche a noi, al popolo indiano. Grazie!

11 maggio
Cara Irene mam,
nei giorni scorsi mi sono trattenuta da scrivervi sul nostro lavoro perché penso che anche per voi sia un periodo duro e non volevo angustiarti ulteriormente.
Il Governo qui è costretto a considerare come se la pandemia fosse finita perché se si andasse avanti così la gente morirà più per le conseguenze sociali che per il coronavirus.
Tu dovresti aver visto sui giornali che i lavoratori immigrati stanno morendo per strada e travolti dai treni mentre dormono sulle rotaie cercando di raggiungere a piedi i loro villaggi distanti centinaia di chilometri dalle città dove avevano un lavoro. La pubblicità fa vedere l’India ancora in una situazione stabile, ma ora anche la classe media sta diventando povera. Ci sono donne che si suicidano insieme ai figli per la fame. Tutti gli slum hanno circa l’80% di persone infettate e non arrivano gli aiuti per il rischio del contagio. Quando io ci sono stata ho visto con i miei occhi bambini e donne con la febbre, genitori che stanno morendo.

15 maggio
Salve, grazie per la vostra preoccupazione per me. Io sto bene e lo stesso il mio staff e la mia famiglia. Purtroppo molto spesso ci sono morti nella mia zona, ed è traumatico, ma noi dobbiamo imparare a convivere con questa situazione. Fonti ufficiali ci dicono che il West Bengala è il 4° stato Indiano per morti da covid, ma le informazioni ufficiose dicono molto peggio. Non possiamo neanche parlare molto di questo, infatti in alcune aree internet è stato bloccato. Vi ringrazio anche a nome di tutti i responsabili dei centri, per la possibilità che ci avete dato riguardo ai soldi che sono arrivati per i sostegni a distanza, di utilizzarli per l’emergenza COVID e in particolare per comprare cibo per le famiglie che, a causa del lockdown, hanno perso la possibilità di guadagnare qualcosa per la sopravvivenza.
Molti dottori e infermieri stanno morendo ogni giorno per la mancanza di protezioni mentre trattano i pazienti. Difficile è anche la protezione personale di coloro che vanno negli slum, io ho fornito loro 8 equipaggiamenti di protezione personale.
Oggi ho ricevuto la richiesta di aiuto dai 450 ex lavoratori di una casa editrice perché tutte le scuole e università sono chiuse e quindi non c’è più lavoro per loro.

20 maggio
Il ciclone Amphani sta arrivando nella zona del Sunderband*. Tutte le chiese** sono state aperte per permettere alle persone che abitano nelle capanne di fango di trovare rifugio. Dopo mezzanotte arriverà a Calcutta. E’ cominciato a piovere forte da stamattina.

*Sunderband, l’area del delta del Gange, a est di Calcutta, formata da una miriade di isole e isolette circondate dalle acque del Gange e coperte da foreste di mangrovie. Nelle isole più grandi vivono migliaia di persone in vari villaggi. Le altre sono disabitate e sono l’habitat della Tigre del Bengala e di altri animali selvatici come coccodrilli. Il Sunderband è un parco nazionale riconosciuto dall’Unesco.
** Le chiese, cattoliche o protestanti, sono edifici di mattoni.

21 maggio
Distruzione a Calcutta. Strade e case completamente allagate, alberi caduti, edifici danneggiati. Anche il nostro ufficio ha subito notevoli danni. Fin da ieri mattina abbiamo cercato di dare un riparo a più persone possibile che vivono per strada. Le famiglie sono spaventate perché molti alberi sono pericolanti e loro hanno perso l’ombra della pianta sotto cui vivevano. Ho detto ai genitori di tenere i bambini vicini e di stare riuniti ai bordi della strada. Anche nel Sunderband la situazione è molto grave. Molte case e capanne danneggiate o distrutte. Lo stesso nel distretto di Hoogly. Le persone chiedono i teloni di plastica per ripararsi, e cibo e utensili per la casa.

*Hoogly è un distretto esteso fra Calcutta e il Sunderband.

27 maggio
Anche stamattina molte donne sono venute a chiedere teloni di plastica. E’ così difficile affrontare tanti problemi! Se tu cominci a parlare con qualsiasi donna, entro 5 minuti si mette a piangere. Anche i bimbi piccoli hanno capito che la polizia pesta tutti quelli che trova in giro, le persone degli slum sono come intoccabili, a nessuno è permesso entrare nella loro area, né si può uscirne. E’ solo perché io lavoro con loro da diversi anni e tramite alcune mie conoscenze che mi è stato accordato il permesso di andare ad aiutare queste persone in difficoltà. Tutta la gente è sotto shock, indipendentemente dalla loro condizione economica, ognuno è guardato con sospetto. E’ incredibile quanti problemi dobbiamo affrontare in questo periodo: il coronavirus, il ciclone, le tensioni religiose e sociali…

3 giugno
Calcutta è stata riaperta dal 1 giugno e c’è una folla pazzesca dovunque. Non ci sono abbastanza mezzi pubblici, le strade sono piene di gente e il distanziamento sociale è un mito. Il numero di morti è aumentato, anche se non abbiamo cifre ufficiali al momento. Nelle banche sono arrivati i sussidi statali per le persone svantaggiate e quindi tutti gli sportelli bancari sono superaffollati.

29 giugno
Buongiorno. Qualche giorno fa un mio parente è stato ricoverato per il covid ma per fortuna ora sta meglio. Io sto bene, anche se penso che sia un miracolo perché quasi ogni giorno vado con alcuni poliziotti ad aiutare persone in zone ad alto rischio. Molti del personale sanitario e della polizia sono stati contagiati. La distanza sociale è solo un sogno, sia a Calcutta che nei villaggi, dove la gente è analfabeta e è difficile far loro capire il problema. In città la gente è più consapevole del pericolo, ma la riapertura degli uffici e il rischio di perdere il lavoro spingono le persone ad andare a lavorare affollando gli autobus e le strade. La povertà e la fame aumentano sempre più, spesso anche nei giornali vengono riportate notizie di persone morte di fame. Il disagio sociale è fortissimo e ci sono risse ogni giorno. Questo è il periodo più difficile a livello sociale che io abbia mai affrontato.

1 luglio
Siccome ancora non sono state riaperte le scuole e per i bambini non ci sono lezioni né in presenza né on-line, è stato deciso dall’amministrazione governativa di distribuire, insieme al cibo, anche libri per esercizi scolastici e altro materiale come quaderni, penne ecc.

7 luglio
In questo periodo stiamo portando forniture di cibo ad alcuni villaggi all’interno delle foreste, lontani dalle città, dove vivono famiglie che sopravvivevano vendendo prodotti di artigianato come piatti di foglie, ceste, statuine di ottone e manufatti di stagno. Ora nessuno compra i loro prodotti e non ricevono aiuti governativi sia perché è difficile raggiungerli, specie ora che è cominciata la stagione dei monsoni, sia perché molte famiglie non risultano residenti e quindi sono sconosciute alle amministrazioni. Questa gente sta sopravvivendo da settimane mangiando solo riso soffiato allungato con acqua.
La situazione in India sta peggiorando ancora e io penso che non abbiamo nessuna possibilità di combattere il virus finché non arriverà un vaccino. Probabilmente per molto tempo ancora dovremo affrontare il rischio di essere contagiati e perdere qualche persona cara. La moglie di Rohit* ha perso il bambino che stava aspettando molto probabilmente a causa del coronavirus, infatti è risultata positiva. Anche il padre di un ragazzo che noi sosteniamo è morto. Aveva 34 anni. Da oggi il West Bengala è di nuovo in Lockdown. Uffici, industrie, centri commerciali, trasporti sono stati richiusi.

* collaboratore di Sharmista che lavora per Bhalobasa

17 luglio
Cara Irene mam,
come avrete letto, in India oggi abbiamo superato un milione di casi. Ma i numeri che vengono divulgati sono solo quelli dei casi che sono stati testati e registrati, la realtà è molto diversa. In questo periodo persone che conosco, specialmente di famiglie che vivono negli slum, hanno perso la vita. Molto recentemente un altro bambino dei nostri ha perso suo padre che aveva 37 anni. Qui tutti sono sotto shock e panico, molte persone infette hanno paura di dirlo o andare dai medici, per non essere isolate dalla società. Molte volte capiamo che la persona è infetta solo dopo che è morta. Spero che il prossimo futuro ci porti qualche novità migliore. Di nuovo porgo la mia sincera gratitudine a voi tutti, ai volontari, ai benefattori per ogni vostro sforzo, per essere con noi in questa difficile situazione.

5 agosto
Come sapete in questo momento l’India è lo stato con il più alto numero di morti e di nuovi casi al giorno. La situzione sta ancora peggiorando e la gente è più preoccupata per la povertà e la mancanza di lavoro che per il Covid. Noi stiamo imparando ad affrontare il virus ogni giorno. Il governo promuove l’aumento dei livelli di immunità, ma tu immagina i milioni di persone che vivono per strada e nei villaggi senza lavoro, colpiti da alluvioni e frane, mentre combattono per un pugno di cibo…l’immunità è una grande questione per un paese come l’India.
Durante questo periodo di pandemia i nostri collaboratori sono stati in prima linea, per portare il cibo e materiale scolastico alle famiglie dei villaggi che vengono sostenute dagli aiuti statali. Hanno fatto campagne di sensibilizzazione sulla protezione contro il virus a quelle popolazioni ancora analfabete, hanno fornito i dati al governo locale sugli emigranti ritornati ai villaggi e hanno assicurato che facessero la quarantena all’interno delle scuole statali. Alcuni di loro si sono ammalati, ma una volta guariti sono tornati sul campo. Oggi è ancora una giornata di lockdown completo e ce ne saranno altre durante tutto il mese di agosto. Ma durante questo mese ci sono anche diverse festività civili e religiose e in quei giorni non ci sarà lockdown e la gente sicuramente sarà in giro più dei giorni normali….

La situazione ufficiale dell’India al 17 agosto è la seguente: 2,6 milioni di contagiati, 50.000 morti per covid. Noi amici di Bhalobasa ci chiediamo: quanti morti per Covid non diagnosticato? E per fame e stenti?