Report viaggio in Uganda

16 novembre 2010

Partire per questo viaggio è stato per me realizzare un desiderio che custodivo nel cassetto dei sogni ormai da anni, e quello che mi ha lasciato nel cuore e nella mente lo custodirò e proteggerò, per sempre, come un tesoro prezioso.
Partire così, senza aspettative, senza immaginarmi niente di tutto quello che mi potevo ritrovare a vedere, a vivere, partire, come dissi a Stefania appena arrivata, a cuore aperto, pronta a ricevere ogni tipo di emozione e pronta a dare quello di cui c’è più bisogno, in due parole tanto Amore, forse è stato proprio questo a farmi vivere questo viaggio a 360 gradi. La prima impressione, la mattina del primo agosto alle 6.30, appena arrivati a Moroto House è stata di sentirmi a casa, una sensazione di calore familiare mi ha fatto sentire subito a mio agio nel posto e con i miei compagni di viaggio, ed anche grazie a loro, ad ognuno di loro, questo viaggio è stato reso davvero speciale.
Le giornate sono scorse veloci, scandite nei tempi e impegnate nelle nostre attività, scaldate dal sole dell’Africa, la pioggia ci ha dato solo il benvenuto e l’arrivederci!!! In queste righe voglio ricordare quelle che per me sono state le esperienze più significative, anche se ogni giorno trascorso in Uganda mi ha regalato qualcosa di particolare, comprese quelle vissute un po’ più da turista.
Il primo ricordo va alla prima esperienza nelle scuole, il pomeriggio del 2 agosto siamo andati alla St. Mary School, e di quel pomeriggio rimarrà indelebile la sensazione di imbarazzo di fronte all’entusiasmo, alla gioia e all’essere completamente travolta da tutti quei bambini, ognuno di noi è stato assalito da un gruppo di bimbi e nel piazzale echeggiava un unico grido “bye muzungu”, a ripensarci bene credo di essere rimasta immobile nella stessa posizione per diversi minuti a domandarmi: “e ora come faccio a farli divertire un po’?”, ma è bastato poco perché sono stati loro a saperci coinvolgere in fretta nei loro giochi, nelle loro canzoni e nei loro balli, e soprattutto nella loro gioia di averci li con loro ed essere tutti per loro!
Come possibile dimenticare le due giornate a Gossace, li abbiamo assaporato, seppure per poco, la vita del villaggio, le loro abitudini, le loro attività, i loro disagi,il loro forte senso di condivisione, siamo entrati nelle loro abitazioni, camminato per le loro strade…e sentirsi sempre e comunque i benvenuti!L’immagine che più mi riempie il cuore di gioia è quell’immenso cerchio composto dai bimbi e noi wuzungu, in mezzo al prato, contornato dal verde della foresta e dal cielo azzurro senza una nuvola….che sensazione di serenità ho provato distaccandomi per qualche minuto da quel cerchio e osservare i sorrisi dei bimbi e i nostri e quel meraviglioso panorama!
Ovviamente c’è stato anche l’impatto con la realtà più dura, vedere dove dormono i bimbi dell’orfanotrofio gestito da Vincent, sapere che li ci sono periodi dove è garantito un solo pasto al giorno, sapere che nel giro di pochi mesi ci sono stati molti casi di malaria e che le scorte dei medicinali sono finite e non c’è la possibilità di rifornirsene, venire a conoscenza che chi è malato di AIDS, non ha la possibilità di curarsi perché gli viene negato il diritto a percepire i medicinali necessari gratuitamente….tanta rabbia, tanto senso di impotenza, attenuato però dalla loro forte speranza in un futuro migliore, che viene letta quotidianamente nei loro grandi occhi scuri.
La trasferta a Lowero dove la vogliamo mettere???Li abbiamo avuto la possibilità di incontrare e conoscere padre Anacleto, persona dalla quale c’è solo da prendere esempio, uomo carismatico, coinvolgente colto e carico di un amore per la vita, che sa trasmettere agli altri in un modo molto semplice e naturale, è solo grazie a lui che Lowero è diventato un villaggio capace di accogliere i bambini a scuola, capace di curare gli abitanti, è stata infatti costruita un’infermeria, che io chiamerei piuttosto un piccolo pronto soccorso, c’è una chiesa, luogo di co