Uganda e Tanzania 2012

18 settembre 2012

di Giovanni Zampano

Mai preparati all’esperienza della persona!
Prima di partire per questo viaggio in Uganda e Tanzania ho pensato molto a quanto fosse importante prepararsi, conoscere i Paesi, parlare con le persone che hanno già alle spalle molti viaggi, sapere tutto dei progetti. Sì, sono ancora convinto che tutto questo sia importante, ma forse non come credevo.
Il primo sentimento che mi ha investito arrivati a Kampala non è stato positivo, si è trattato dell’orrore per la disuguaglianza, quella di cui avevo letto e sentito parlare, quella che non avevo ancora toccato con mano. Quest’orrore ha generato in me emozioni opposte ed estreme: da un lato la sfiducia in qualsiasi cambiamento, dall’altro la voglia di cambiare il mondo con forza e tutto in una volta!
Ho provato questi sentimenti durante le prime visite nelle scuole, vedendo i bambini che hanno negli occhi pochi anni di tante sofferenze, ma anche una grande allegria, riconoscenza e orgoglio! Ho provato questi sentimenti scorrendo le immagini al margine della strada durante gli spostamenti: terra rossa, persone scalze, attività commerciali di ogni tipo, bambini che sbucano da ogni angolo, corrono, cadono, salutano e sorridono. Ho provato questi sentimenti durante le prime ore a Gossace, perché la realtà che i ragazzi vivono lì è dura e ancor più perché le difficoltà che hanno dovuto affrontare prima di arrivare a Golomolo sono state ben peggiori.
A cambiare in positivo il mio modo di sentire e vivere questi Paesi sono state le persone, le loro storie, le brevi (ma intense) relazioni instaurate con loro: Andrew, i compagni di viaggio, i direttori e gli insegnanti delle scuole, le ragazze del servizio civile, Deodatus, i bambini, i ragazzi, i genitori.…
È proprio l’esperienza delle persone che fa capire che non ci si può sentire realmente preparati a un viaggio come questo, anzi non ci si deve sentire preparati!
Non si può essere preparati alla storia della nascita della St.Catherine: 70.000 euro di rimborso per un incidente aereo che diventano una scuola invece di un conto in banca. Non si è preparati ad ascoltare i ragazzi del progetto “Sogno di studiare” che raccontano cosa faranno da grandi, imbarazzati, ma fieri. Non ci si può preparare a una mattina con i bambini di Gossace, tra quattro mura, mentre fuori (e dentro) piove! Loro ridono, spingono, piangono, toccano, vogliono abbracciare, vedere, parlare, ballare! Non si può essere preparati al coraggio debordante di Deodatus, che ha fatto di Bumbire la sua vita e la sua missione e per lui è la cosa più normale del mondo. Neppure si può essere preparati alla spontaneità di Hassan, che condivide con te il dramma familiare che l’ha portato a Gossace e contribuisce a farti capire che Gossace, in quella realtà, rappresenta un miracolo.
Tutte queste persone sono riuscite a mutare i miei sentimenti di orrore e rabbia e a darmi fiducia, non nelle nostre possibilità di cambiare il mondo, ma nella possibilità di questo popolo di fare passi avanti in una direzione che non abbiamo deciso noi! Ho sentito anche la consapevolezza che Bhalobasa sta facendo molto per accompagnare queste persone nel loro cammino e la voglia di continuare a farlo con professionalità e preparazione (questa sì, necessaria!).
Per far sì che queste persone mutassero i miei sentimenti ho dovuto cambiare atteggiamento, allentare la rigidità delle aspettative occidentali, trovare dentro di me delle pagine bianche, da dare loro. Farò tesoro di questa esperienza e in futuro porterò con me delle pagine bianche, perché possa vivere i prossimi viaggi con tanta voglia di imparare, di lasciarmi arricchire, di cambiare!